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Correlazioni in Medicina



Sanguinamento gastrointestinale in pazienti con sindromi coronariche acute: incidenza, predittori e implicazioni cliniche


E’ stata valutata l'incidenza, i predittori e gli esiti di sanguinamento gastrointestinale nei pazienti con sindromi coronariche acute.

Il sanguinamento gastrointestinale è una potenziale complicanza emorragica in pazienti con sindromi coronariche acute, trattati con farmaci antitrombotici e/o antipiastrinici.
Gli esiti clinici associati a sanguinamento gastrointestinale in questo contesto non sono stati studiati in modo sistematico.

Nello studio ACUITY ( Acute Catheterization and Urgent Intervention Triage Strategy ), 13.819 pazienti con rischio moderato e alto di sindrome coronarica acuta, arruolati in 450 Centri in 17 Paesi nel periodo 2003-2005, sono stati randomizzati all'uso di 1 di 3 regimi antitrombina ( Eparina più un inibitore della glicoproteina IIb/IIIa ( GpIIb/IIIa ), Bivalirudina più un inibitore GpIIb/IIIa, o monoterapia con Bivalirudina ).

Il sanguinamento gastrointestinale entro 30 giorni si è manifestato in 178 pazienti ( 1.3% ).

L’età avanzata, l’anemia al basale, la più lunga durata di somministrazione della terapia prima dell'angiogramma, l’abitudine al fumo, l’alterazione del tratto ST maggiore o uguale a 1 mm e il diabete mellito sono stati identificati come predittori indipendenti di sanguinamento gastrointestinale.

All'analisi a variabili multiple, il sanguinamento gastrointestinale è risultato fortemente associato a mortalità per tutte le cause a 30 giorni ( hazard ratio, HR=4.87; p
I pazienti che hanno sperimentato sanguinamento gastrointestinale hanno mostrato tassi significativamente più alti di trombosi da stent rispetto a pazienti senza sanguinamento gastrointestinale ( 5.8% vs. 2.4%; p=0.009 ).

In conclusione, il sanguinamento gastrointestinale è una condizione grave nel contesto delle sindromi coronariche acute ed è associato in modo indipendente a mortalità e complicazioni ischemiche. ( Xagena2009 )

Nikolsky E et al, J Am Coll Cardiol 2009; 54: 1293-1302


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